Futurism, I Quattro Elementi, Visioni Futuriste
Artisti vari
dal 20 febbraio al 20 aprile 2020
Antonio Saccoccio
I quattro elementi. Visioni futuriste
Alle ore 18 del 20 febbraio 2020 verrà inaugurata presso la Galleria “Futurismo & Co” di Roma la mostra I quattro elementi. Visioni futuriste, a cura di Antonio Saccoccio.
La mostra propone un dialogo tra i quattro elementi naturali all’interno di quattro visioni futuriste: Incendio nella città di Gerardo Dottori, Paesaggio collinare di Alessandro Bruschetti, Ritmi di rocce e di mare di Benedetta Cappa Marinetti, Dalle paludi alle città di Sibò.
I futuristi non si opposero agli elementi e alle forze naturali, ma rifiutarono il modo in cui l’energia contenuta in quegli elementi era stata ingabbiata e sterilizzata dalla civiltà e dalla cultura che consideravano passatiste. Agli uomini spetta il compito di amplificare l’energia degli elementi naturali, gli uomini sono «domatori di forze primordiali». Nei primi due manifesti marinettiani la presenza delle forze naturali è incessante. Il fuoco innanzitutto. È l’elemento che genera le trasformazioni, elemento dinamico e quindi futurista per eccellenza. È pura energia, calore, vita. Distruzione e purificazione. Affermerà Boccioni nel suo trattato Pittura Scultura futuriste (1914): «Perché chiederci se il fuoco che portiamo in noi finirà col bruciare noi stessi? Che cosa importa? purché si possa propagare l’incendio sul mondo!...».
L’interesse per gli elementi naturali non si esaurisce nella fase del Futurismo cosiddetto (almeno fino a qualche tempo fa) “eroico”, ma certamente qualcosa dopo la Grande Guerra cambia: anche la furia degli elementi subisce un ridimensionamento. Artisti e poeti dotati di un temperamento meno aggressivo di quello del fondatore rappresenteranno in vario modo l’energia degli elementi naturali, soprattutto in questa seconda stagione del Futurismo. Dall’Incendio nella città (1930 circa) di Gerardo Dottori promana un’energia condensata: il cuore della tela è dominato da lingue di fuoco in varie tonalità di giallo e rosso, gli edifici circostanti sono tutti rosseggianti. Un’energia pura ed essenziale permea la tela di Benedetta Ritmi di rocce e di mare (1929), in cui gli elementi naturali si solidificano in colori e volumi compatti e ben definiti. In Paesaggio collinare (1935) e in altri aeropaesaggi di Alessandro Bruschetti, le scie lasciate in aria dagli aeroplani su piani che si intrecciano e sovrappongono creano un andamento vorticoso ma regolare. L’aria è principio di vita ed è elemento che nutre il fuoco; e il vento, aria in movimento, è elemento futurista. L’aeropittura è anche conquista dell’aria: in Dalle paludi alle città (1936-37) e altre tele di Sibò emerge lo scontro tra aria, terra e acqua, la caotica giustapposizione fra linee curve (le scie degli aerei, i profili ondulati costieri e del promontorio del Circeo) e rette (il tracciato regolare della nuova viabilità nell’Agro Pontino e gli edifici appena realizzati delle città di fondazione).