Replay o Reboot dell’accostamento tra opere di Fortunato Depero e Peter Halley nella mostra torinese del 2014, suggerita dallo stesso Halley.
Le strutture geometriche di Peter Halley, l’astrattismo definito “animale” dallo stesso Depero, nel 1915-1916, e i suoi personaggi robot o “prodotti” degli anni Venti, configurano nel raffronto un’umanità confinata nella semplificazione geometrica del soggetto. Una semplificazione, tuttavia, di circolante energia, pubblicitaria e stordente.
L’antropomorfismo futurista, derivato dalla poetica del rapporto uomo macchina, inteso come alienazione, e la simulazione del pop concettuale americano anni Ottanta, sono le due categorie connaturali dell’estetica pop, che estendono la portata del confronto alle problematiche del neo-pop giapponese anni Novanta. Sullo sfondo, il tema canonico della pop art americana anni Sessanta, la serialità, dilatato nella anticipazione futurista degli anni Venti e nella ripetizione differenziata anni Ottanta.
Cell, commodity, seriality, humanity: quatto termini che diversamente combinati interpretano sorprendentemente il lavoro dei due pittori come variazioni. Trascorrono da Depero a Halley in chiave più astratta, e in senso contrario, come in una dilatazione del loro significato.
Oltre ai testi dei curatori, Giancarlo Carpi e Graziano Menolascina, il catalogo si avvale di un intervento di Maurizio Scudiero, principale esperto dell’opera di Fortunato Depero.